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Le mie vacanze? Quelle di una volta!

Sono giorni che penso a cosa scrivere, volevo fare un post estivo per augurarvi buone vacanze ma la stanchezza degli ultimi lavori e il caldo hanno mandato il cervello in pappa!
Mentre attendo l’ispirazione guardo le foto, i post degli amici già in ferie e mi si riempie il cuore, oltre che di invida, di un po’ di tristezza. A voi le vacanze non mettono un po’ di malinconia? Non so, a me forse succede perché ripenso ai lunghissimi mesi di vacanza che facevo da ragazzina con i miei genitori, mio fratello e i miei nonni, in un piccolo paesino della provincia di Reggio Calabria, Marina di Gioiosa Ionica.
Ci siamo andati per più di 20 anni, sempre lo stesso posto, la stessa casa e gli stessi amici… e che amici!

Mi ricordo le settimane spese per organizzare la valigia; mia mamma, Siciliana e sarta, portava mezza casa e anche tutto il guardaroba (il 50% fatto con le sue manine santissime!). La sera non facevamo una passeggiata sul lungomare ma una vera e propria sfilata e non potevi mettere due volte lo stesso vestito e le stesse scarpe! In sostanza, noi passavamo l’inverno a preparare la collezione estiva e mio padre a studiare come far entrare tutto nel baule della macchina.
I famosi viaggi della speranza: borsettoni (come si chiamavano allora) sulle ginocchia, strade interminabili (spesso a una corsia) e senza aria condizionata, ma accompagnate da ottima musica (rigorosamente su cassettine TDK) e da una voce, la mia, che ogni ora diceva: “Quanto manca? Siamo arrivati? Devo fare pipì!”. A quel punto mia Madre esaurita e preoccupata che mio Padre potesse scaraventarmi dal finestrino, decideva che era ora di mangiare e in un batti baleno allestiva il cofano della macchina come una vera tavola da pranzo, con tanto di tovaglia, piatti e posate (vere, non di plastica!). Ora capisco da chi ho preso questa passione della mise en place!
E dopo 14 ore, tra una canzone di Mina e di Battisti, ecco il capolavoro: una galleria e all’uscita, il mare! Ahhhhhh, la pace dei sensi!

Passavamo un mese intero in quel paesino, lo abbiamo visto crescere e diventare una piccola Rimini del sud; all’epoca, non c’era proprio nulla, solo un bellissimo mare, una spiaggia, qualche negozio e case mezze costruite. Ora è tutta un’altra cosa, ma le case mezze costruite ci sono ancora in effetti!
Non essendoci nulla, noi ragazzi dovevamo improvvisare e inventarci ogni giorno qualcosa, e devo dire che ne abbiamo fatte di cose, eravamo talmente fantasiosi che spesso ci scambiavano per animatori di qualche villaggio!
Era un’altra epoca, non è che sia vecchia, ma erano davvero altri tempi! Potrò sembrare retorica, ma è vero che i 16 anni che avevo io non sono quelli di adesso, noi non avevamo fretta di sbranare la vita, vivevamo la nostra età con quello che avevamo e ci bastava. Non c’era la macchina o il motorino e avevamo il coprifuoco, ma ogni giorno era speciale e si andava a letto felici anche solo per aver passato una serata sul muretto a bere latte di mandorla.
Non avevamo il cellulare e il computer, che indubbiamente hanno migliorato la vita ma hanno anche tolto la magia e la gioia per le piccole cose. Tra gli sms e facebook possiamo cumunicare con chiunque e sappiamo dove e cosa fanno i nostri amici… e le cartoline non si spediscono più! Invece a quell’epoca non c’era altro modo di sentirsi se non al telefono oppure scrivendosi lunghissime lettere; poi c’erano i ritrovi invernali che facevamo prima di Natale per salutarci tutti e per rivedere l’amorino estivo. Che impressione vedersi pallidi e in abiti invernali!

Ogni estate si aggiungeva qualcuno al gruppo, ci sono stati anni in cui eravamo più di 40 persone da tutta Italia e si facevano dei falò enormi che illuminavano quasi tutta la spiaggia! Quando arrivava la festa della Madonna voleva dire che la vacanza era quasi finita e i pochi che rimanevano per la festa di San Rocco ballavano in strada (rigorosamente con gli zoccoli… quante risate).
Poi di botto la tristezza, per me era uno strazio salutare tutti, io ero quella che apriva l’estate e la chiudeva, odiavo mia mamma per questo e ogni anno la pregavo di tornare a casa prima degli altri. Temo, non abbia mai capito quanto ci stavo male.
Poi a un certo punto ho smesso di andare, i nonni non c’erano più e poi ero grande e volevo vedere nuovi posti! Ho visto altri mari, altre bellissime località ma quel paesino sperduto ha sempre vinto il confronto.

Probabilmente molti di voi non capiranno e magari neanche leggeranno questo post (ah ma dai, alla fine l’ho scritto e non me ne sono accorta) ma chi ha provato come me l’esperienza di andare per tanti anni nello stesso luogo con la propria famiglia, con la certezza di ritrovare sempre gli stessi amici e lo stesso meraviglioso mare, sa cosa ho nel cuore.

Vi auguro di vivere, almeno una volta, un’estate come quelle che passavo io da piccolina e di conoscere persone che se anche non rivedrete mai più o solo qualche volta, vi resteranno per sempre nel cuore.
Sono certa che quel gruppo di amici che si ritrovava al Sabbia d’Oro prima e al Blue Marine poi, che mangiava da Micuicola e ballava e cantava al Ricaroka è già lì che vi aspetta.

Buone vacanze amici!

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